Dopo tre giorni di trattativa per il rinnovo del
contratto nazionale di settore delle Telecomunicazioni, nella serata di ieri si
è interrotto il confronto a causa delle rigidità messe in campo da Asstel. Infatti,
non solo le controparti hanno dichiarato una sostanziale indisponibilità a
trovare soluzioni equilibrate sul tema delle clausole sociali, ma hanno
rilanciato con un insieme di modifiche normative finalizzate a ridurre i
diritti dei lavoratori. In particolare, Asstel ha proposto di inserire un nuovo
articolo contrattuale sull’eticità della filiera che preveda il vincolo per le
aziende di appaltare lavori solo ad aziende che rispettino le leggi e
applichino il codice etico di CONFINDUSTRIA, istituendo un organismo con
compiti di studio e ricerca sul fenomeno degli appalti per comprendere e
valutare le motivazioni delle crisi occupazionali che si stanno determinando
sul territorio.
A parte l’assurdità di un articolato che preveda
l’ovvietà di richiamare al rispetto delle leggi, come se il contratto fosse
legittimato a stabilire quali leggi applicare, l’aver limitato la questione a
un organismo, preposto a studi e ricerche su un fatto noto e conosciuto in cui
le crisi occupazionali sono legate unicamente alla ricerca smisurata della
riduzione dei costi messa in campo dai committenti, rappresenta un’autentica
provocazione. Soprattutto in considerazione delle disponibilità messe in campo
per trovare soluzioni in cui tutte le parti possano riconoscersi.
Inoltre, aver affiancato a questa indisponibilità una
richiesta di modifiche normative che
- semplifichino la possibilità di licenziare i
dipendenti (diventerebbe sufficiente una lamentela di un cliente o la
partecipazione a una discussione sul Web che “denigri” l’azienda);
- preveda che i ROL e i permessi siano assegnati
d’ufficio dall’azienda per la gestione dei flussi di attività come integrazione
e alternativa alla cassa integrazione;
- renda possibile non pagare i primi tre giorni di
malattia;
- trasformi la flessibilità tempestiva una sorta
di disponibilità permanente non retribuita;
- preveda la possibilità di utilizzare tutti gli
strumenti di controllo per verificare produttività e qualità del lavoro
prestato
denotano tutta l’arroganza messa in campo dalle
controparti, convinte di poter approfittare della crisi per ridurre al minimo i
diritti dei lavoratori.
E’ evidente che il settore dovrà dare una risposta durissima a chi
ritiene che i lavoratori dovrebbero limitarsi a ringraziare le aziende per
avere un lavoro. Per questo le iniziative di mobilitazione e contrasto dovranno
estendersi e rafforzarsi sino a far comprendere la reale volontà dei lavoratori
del settore di difendere la propria dignità.
Vengono, pertanto, confermate le seguenti iniziative di mobilitazione:
- Il blocco
delle trattative sulle riorganizzazioni aziendali che prevedano mobilità o il ricorso
ad ammortizzatori sociali e la firma di accordi sulla formazione finanziati da enti
terzi o da soldi pubblici;
- Il blocco
di tutte le prestazioni straordinarie e di lavoro supplementare dal giorno 6 ottobre
al giorno 4 novembre compreso;
- Lo sciopero
per l’intera giornata del 19 ottobre p.v. con manifestazione nazionale da tenersi
a Roma.
Al fine di consentire la massima consapevolezza dei lavoratori sul
duro attacco alla loro dignità e al loro futuro messo in campo dalle
controparti aziendali, vanno avviate assemblee informative sullo stato della
vertenza.
Nei prossimi giorni, le Segreterie Nazionali definiranno le modalità
organizzative della manifestazione e gli obiettivi di partecipazione per ogni
territorio. In gioco non c’è solo il doveroso adeguamento delle retribuzioni al
costo della vita, lo scontro è diventato con quale dignità, con che diritti,
con che garanzie e con quali prospettive il lavoratore del settore dovrà
affrontare i prossimi anni. Non è il momento dell’inerzia, bisogna scendere in
campo e rivendicare la difesa della dignità.
Le segreterie nazionali
SLC-CGIL FISTel-CISL Uilcom-UIL
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