L’ACCORDO SULLA PRODUTTIVITA’
RAPPRESENTA UN RISULTATO POSITIVO
PER MIGLIORARE I SALARI DEI LAVORATORI
E COSTITUISCE UN IMPORTANTE CONTRIBUTO
PER LA RIPRESA PRODUTTIVA ED
OCCUPAZIONALE DEL NOSTRO PAESE
- AFFERMA il valore e l'autonomia della contrattazione collettiva mentre in molti paesi europei viene ridimensionata perchè ritenuta non compatibile con la crisi.
- MIGLIORA il salario per i lavoratori attraverso il maggiore spazio dato alla contrattazione aziendale e territoriale e la detassazione del salario di produttività che il governo potenzierà a fronte di questo accordo (2,1 md di euro).
Questi
i punti principali dell'accordo:
1. Produttività di sistema.
La
contrattazione è un importante fattore di produttività e competitività ma è
altresì necessario che il Governo rafforzi l’impegno in tema di infrastrutture,
energia, scuola e formazione, innovazione e ricerca, semplificazione ed
efficienza delle pubbliche amministrazioni, riduzione del peso fiscale su
lavoro ed investimenti.
2.
Contrattazione collettiva.
L’accordo impegna le parti a rinnovare i contratti nazionali entro le scadenze naturali, tutelando in questo modo il salario di milioni di lavoratori. Il contratto nazionale mantiene l’obiettivo della difesa del potere d’acquisto dei salari e può, altresì, decidere di destinare una quota degli aumenti del Ccnl alla contrattazione di secondo livello: in questo modo aumenta la quota di salario che gode di detassazione e col vantaggio per i lavoratori di avere più salario netto in busta paga. Dove non si fa contrattazione di secondo livello le quote di aumento contrattuale restano garantite a tutti i lavoratori.
Non vi è, quindi, nessuno svilimento del contratto nazionale e nessuna riduzione dei salari ma, piuttosto, una concreta possibilità di ottenere per i lavoratori maggiore salario netto.
I contratti nazionali definiranno il rafforzamento della contrattazione di secondo livello affidando ad essa una piena delega sui temi relativi all’organizzazione del lavoro, agli orari, alla prestazione lavorativa Si tratta un allargamento della contrattazione in termini diffusi che da maggior ruolo ai delegati sindacali nei luoghi di lavoro.
L’accordo impegna le parti a rinnovare i contratti nazionali entro le scadenze naturali, tutelando in questo modo il salario di milioni di lavoratori. Il contratto nazionale mantiene l’obiettivo della difesa del potere d’acquisto dei salari e può, altresì, decidere di destinare una quota degli aumenti del Ccnl alla contrattazione di secondo livello: in questo modo aumenta la quota di salario che gode di detassazione e col vantaggio per i lavoratori di avere più salario netto in busta paga. Dove non si fa contrattazione di secondo livello le quote di aumento contrattuale restano garantite a tutti i lavoratori.
Non vi è, quindi, nessuno svilimento del contratto nazionale e nessuna riduzione dei salari ma, piuttosto, una concreta possibilità di ottenere per i lavoratori maggiore salario netto.
I contratti nazionali definiranno il rafforzamento della contrattazione di secondo livello affidando ad essa una piena delega sui temi relativi all’organizzazione del lavoro, agli orari, alla prestazione lavorativa Si tratta un allargamento della contrattazione in termini diffusi che da maggior ruolo ai delegati sindacali nei luoghi di lavoro.
3.
Rappresentanza.
E’ prevista la piena applicazione dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 definendo, entro fine anno, un regolamento sulla rappresentanza, sulla disciplina delle Rsu, sull’effettività delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive ed eventuali meccanismi sanzionatori.
E’ prevista la piena applicazione dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 definendo, entro fine anno, un regolamento sulla rappresentanza, sulla disciplina delle Rsu, sull’effettività delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive ed eventuali meccanismi sanzionatori.
4.
Partecipazione dei lavoratori.
Si richiede al Governo un esame preventivo con le parti sociali dei decreti legislativi attuativi della delega sulla partecipazione dei lavoratori nell’ impresa.
Si richiede al Governo un esame preventivo con le parti sociali dei decreti legislativi attuativi della delega sulla partecipazione dei lavoratori nell’ impresa.
5.
Formazione.
Viene sollecitato un ruolo attivo della formazione in funzione di una maggiore occupabilità delle persone anche valorizzando i fondi interprofessionali.
Viene sollecitato un ruolo attivo della formazione in funzione di una maggiore occupabilità delle persone anche valorizzando i fondi interprofessionali.
6.
Mercato del lavoro e misure di
solidarietà intergenerazionale.
Si prevede di realizzare efficaci politiche attive del lavoro per la ricollocazione di cassaintegrati e disoccupati e di diffondere l’uso del il part‐time di accompagnamento al pensionamento per i lavoratori più anziani con adeguata copertura contributiva e con l’assunzione in parallelo di giovani.
Si prevede di realizzare efficaci politiche attive del lavoro per la ricollocazione di cassaintegrati e disoccupati e di diffondere l’uso del il part‐time di accompagnamento al pensionamento per i lavoratori più anziani con adeguata copertura contributiva e con l’assunzione in parallelo di giovani.
7.
Contrattazione collettiva per la
produttività.
E’ previsto che la contrattazione collettiva possa intervenire anche su materie oggi regolate in via esclusiva dalla legge che incidono sulla produttività: l’equivalenza delle mansioni e l’integrazione delle competenze, la ridefinizione dei sistemi di orari, l’impiego delle nuove tecnologie in modo compatibile con la tutela dei diritti dei lavoratori. Su questo le parti auspicano una coerente evoluzione legislativa.
E’ previsto che la contrattazione collettiva possa intervenire anche su materie oggi regolate in via esclusiva dalla legge che incidono sulla produttività: l’equivalenza delle mansioni e l’integrazione delle competenze, la ridefinizione dei sistemi di orari, l’impiego delle nuove tecnologie in modo compatibile con la tutela dei diritti dei lavoratori. Su questo le parti auspicano una coerente evoluzione legislativa.
Come
si vede non risponde assolutamente al vero l’allarme sollevato dalla Cgil relativo
al demansionamento e alla cancellazione del divieto del controllo a distanza dei
lavoratori.
La CISL da una valutazione positiva dell’accordo
perché:
1. Rafforza
il ruolo della
contrattazione collettiva nazionale e soprattutto aziendale e territoriale per
una migliore tutela dei lavoratori;
2. Difende e migliora il salario dei lavoratori con il tempestivo rinnovo dei
contratti nazionali e la detassazione degli accordi di produttività realizzati
dalla contrattazione di secondo livello più forte in azienda e nel territorio.
3. Ottiene dal
governo il notevole potenziamento delle risorse per la detassazione con aliquota
ridotta al 10% per i lavoratori con redditi fino a 40.000 euro l’anno.
4. Fissa i termini per la definizione in tempi
brevissimi di quanto stabilito dall’accordo del 28 giugno 2011 in termini di
rappresentanza, validazione dei contratti, regole per le RSU e il vincolo di
tutti i sindacati ad accettare le regole e clausole contrattuali.
5. Sostiene il rilancio dello sviluppo nelle aziende e nei settori e misure concrete per favorire l’occupazione, con la solidarietà intergenerazionale part‐time anziani/assunzione di giovani.
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