Per quanto riguarda la previdenza la Cisl chiede al
Governo di ripristinare ‐ già con la legge di stabilità per il 2016 ‐ la flessibilità
dell’età pensionabile, indispensabile per offrire ai giovani nuove
prospettive di ingresso in un mercato del lavoro bloccato, per consentire una
gestione più efficace delle crisi aziendali e per rimettere nella disponibilità
dei lavoratori più anziani le scelte relative al momento del pensionamento.
Tuttavia, qualunque strada che si ponga l’obiettivo della
flessibilità nell'accesso al sistema pensionistico, caricandone l’intero costo sulle
spalle dei lavoratori e condizionando l’uscita anticipata al ricalcolo con le
regole del contributivo, è socialmente impraticabile. L’annuncio di voler
risolvere i problemi con questa o quella proposta, senza prima averli approfonditi
e senza l’opportuno confronto con le Parti sociali, rischia solo di aggravarli,
facendone sorgere altri, perché si ignorano i problemi del lavoro e delle
imprese e le particolarità del lavoro usurante, come già è accaduto in passato.
La riforma dei requisiti di accesso al pensionamento non può rimanere segnata
da una visione solo quantitativa, finalizzata alla quadratura dei conti
pubblici e al di fuori di una valutazione politica attenta alle nuove emergenze
sociali, che compete al Governo effettuare, tenendo insieme l’obiettivo della
flessibilità con quello dell’adeguatezza delle prestazioni, che va rilanciato
attraverso lo sviluppo della previdenza complementare.
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